Facciamo uno sforzo di immaginazione un po’ innaturale, i più scaramantici sappiano che … allunga la vita.
Per un attimo fingiamo che ieri si fosse aperta la nostra successione e che i nostri eredi affranti, superati i primi momenti entrino nel nostro studio a rovistare tra cassetti e raccoglitori per capire cosa abbiamo lasciato loro e come lo abbiamo lasciato.
Solo il 17% degli italiani dichiara di aver già fatto testamento o di avere intenzione di farlo e la percentuale è scesa del 4% dal 2020, mentre il 42% esclude di volerlo fare.
Nel nostro studio meno del 15% delle dichiarazioni di successione che pervengono derivano da volontà testamentarie. Il che denota l’enorme sottovalutazione degli impatti che potenzialmente abbiamo sulla nostra famiglia e/o agli altri aventi diritto alla nostra eredità.
Sia che la successione segua le nostre ‘ultime’ volontà sia che segua le volontà della legge (in assenza di testamento), c’è il grande problema di ricostruire situazioni spesso caotiche, in cui diventa difficile elaborare un prospetto riepilogativo e trovare il modo per contattare banche, assicurazioni datori di lavoro e controparti per venire a capo della situazione patrimoniale netta.
Il tema è aggravato dal contesto socio-demografico in cui le famiglie mononucleari che hanno raggiunto il 60% del totale. In questi casi è molto probabile che le informazioni condivise con parenti e amici siano molto scarse, e la ricostruzione della realtà diventa molto più difficile.
La corretta programmazione patrimoniale ai fini ereditari, la maggior parte delle volte produce effetti positivi immediati, già nella sua fase di attuazione, in cui i soggetti attivi immaginano quale futuro dare alle proprie sostanze.
Rappresenta l’occasione di:
- mettere ordine alle proprie sostanze facendo pulizia di posizioni insignificanti e concentrandosi sulle voci patrimoniali di valore;
- dare efficienza fiscale al proprio patrimonio, non solo in ottica successoria, ma anche per attivare gli strumenti esistenti che addolciscono l’impatto fiscale del nostro risparmio;
- fare delle scelte di destinazione che possono anche responsabilizzare i destinatari e i beneficiari nei nostri confronti;
ma soprattutto
- è l’occasione di riconsiderare la nostra strategia patrimoniale, per dare un obiettivo preciso alle singole voci valutando l’utilità di una progressiva semplificazione.
Pianificare la propria successione diventa quindi una vera e propria operazione di “Life Planning”.
Tutto questo ci permette di produrre e mantenere sempre aggiornato, un report che, non solo elenca e valorizza tutte le voci del nostro patrimonio, ma fornisce ordinate istruzioni di contatto verso i soggetti con i quali abbiamo rapporti in essere: intermediari finanziari, datori di lavoro o nostri dipendenti, soci, amministratori di condominio, locatari e locatori, enti previdenziali, commercialisti e professionisti in genere.
Ci piace sempre ricordare che la pianificazione produce anche effetti positivi per la collettività. Predispone ad esempio i nostri immobili ad un immediato ri-uso con effetti positivi, non solo per le nostre finanze ma anche per il paesaggio e per l’ambiente. Permette di ottenere gli stessi obiettivi con un assorbimento di ricchezza molto minore, il che preserva il benessere della nostra famiglia e della comunità che la circonda. Se siamo imprenditori, mantiene indenne la nostra azienda, con grande beneficio per i lavoratori, i clienti e i fornitori.
CHE FARE?
Il nostro studio incoraggia a soffermarsi su questo tema e simulare quale sarebbe l’impatto di una successione disordinata. Professionisti con competenze specialistiche sono in grado di elaborare per voi soluzioni per la corretta costruzione di un patrimonio ordinato, una corretta strategia di tutela dai rischi e la formulazione di disposizioni testamentarie chiare ed efficaci.